Green Economy

Mondiali Brasile, maglie e stadi sostenibili ma anche cartellini rossi

Mancano poche ore al fischio di inizio dei mondiali in Brasile (per chi non se ne fosse accorto, ce lo ricordano anche il doodle di Google e Twitter che cerca di impostare la “modalità mondiali” ai suoi utenti), che questa sera vedranno scendere in campo la squadra padrone di casa contro la Croazia.

Un appuntamento che gli amanti del calcio aspettano con ansia da 4 anni, e che in realtà anche i non amanti di calcio sono pronti a seguire sul divano con birra e patatine.

Un appuntamento che comunque deve fare i conti con l’ambiente, senza dimenticare che fu proprio il Brasile nel 1992 ad ospitare a Rio de Janeiro il primo Summit della Terra, ovvero la prima conferenza mondiale dei capi di stato sull’ambiente.

E allora vediamo cosa succede sul fronte ambiente durante questi mondiali brasiliani.

partita8Gli stadi che ospiteranno la Coppa del Mondo sembrano essere stati pensati – o ripensati – per avere un impatto ambientale che sia il più basso possibile. Uno dei progetti più interessanti è quello dell’Itaipava Arena Pernambuco, costruito in occasione del Mondiale: all’interno della struttura è stata costruita infatti una centrale solare che può produrre fino a 1 megawatt di energia, in grado di soddisfare circa 6000 persone. L’Estadio Nacional invece sarà il primo al mondo a impatto zero, avendo ricevuto la certificazione Leed platino per la prima volta assegnata ad un impianto sportivo. Rimangono comunque i dubbi sulla quantità di soldi (11 miliardi) spesa per gli stadi (che utilità avranno dopo?) e per organizzare questi Mondiali. A riassumerli, meglio di chiunque altro, ci ha pensato Romario, ex campione brasiliano ora deputato al parlamento brasiliano eletto nelle file del partito socialista: “Ci sono ospedali senza letti, degenti per terra, scuole senza aria condizionata, con bambini che devono andare nelle aule con 45 gradi di temperature. Edifici pieni di barriere architettoniche. Basterebbe spendere il 30% in meno per gli stadi, per migliorare tutti questi problemi. Che sono quelli che importano alla gente”.

Per quanto riguarda sponsor e marchi, anche qui si toccano tasti delicati. 

Qualche problema con questi mondiali sembra averlo l’Adidas, che tra l’altro ha prodotto il pallone ufficiale dei mondiali. Oltre alla pubblicità (alquanto raccapricciante) in cui famosi giocatori – tra cui il nostro Daniele De Rossi – posano con un cuore di mucca che ha fatto arrabbiare gli animalisti, il marchio dell’All-In ha preso il cartellino rosso anche da Greenpeace con il rapporto “Cartellino rosso per i marchi sportivi” secondo cui nel marketing di Adidas, così come in quello di altri importanti marchi dello sport, sono state rilevate sostanze tossiche pericolose come i perfluorocarburi (PFC), trovati su 17 delle 21 scarpe da calcio e sulla metà dei guanti da portiere testati. I PFC – spiega Greenpeace  – sono sostanze usate per realizzare vestiti e scarpe resistenti ad acqua e sporco, ma una volta rilasciate nell’ambiente, si accumulano e presentano rischi potenziali per la salute umana, interferendo con il sistema immunitario, quello riproduttivo e la tiroide. In particolare, nelle scarpe da calcio “Predator” della Adidas sono stati rilevati livelli di queste sostanze ben 14 volte superiori ai limiti stabiliti dalla stessa azienda. Nella classifica delle concentrazioni tossiche seguono le “Tiempo” prodotte dalla Nike su cui sono stati rilevati livelli di PFOA pari a  5,93 microgrammi per metro quadro. Un paio di guanti da portiere “Predator” della Adidas contenevano livelli di PFOA superiori a quelli stabiliti dalla stessa azienda nella black-list delle sostanze tossiche. Il pallone ufficiale della Coppa del Mondo ‘Brazuca‘ è risultato invece contaminato da nonilfenoletossilati (NPE), una sostanza che, rilasciata nell’ambiente, degrada in nonilfenolo: un ingrediente tossico per i pesci e altri organismi acquatici. Anche la Puma non risulta del tutto pulita: livelli elevati di ftalati sono stati riscontrati sul cinturino di un paio di guanti da Puma (6%) prodotti in Ucraina e venduti in Italia. La gravità della situazione è sottolineata con forza da Greenpeace perchè Adidas, Nike e Puma si sono le aziende che negli scorsi anni si sono impegnate con l’associazione ambientalista sottoscrivendo l’accordo DETOX proprio per eliminare le sostanze tossiche dalle filiere di produzione.

Di poche ore fa è però la notizia di Greenpeace secondo cui l’Adidas si sarebbe nuovamente impegnata per far sì che entro il 2017 il 99% di tutti i prodotti Adidas siano liberi da perfluorocarburi (PFC), puntando alla totale eliminazione di tutti i perfluorurati entro il 2020.

Per quanto riguarda la Nike invece, sembra provare a dare un esempio di cambiamento: le divise (magliette e pantaloncini) delle nazionali di Brasile, Francia, Olanda, Grecia, Portogallo, Stati Uniti, Australia, Corea del Sud, Croazia e Inghilterra sono infatti state realizzate con il riciclo di bottiglie di plastica. Le divise ecosostenibili, ciascuna ottenuta dal riciclo di 13 bottiglie, contengono un nuovo tipo di poliestere, con una riduzione del 30% dei consumi tradizionali. Tra l’altro, assicura Nike, le divise saranno più performanti, in quanto impiegano un tessuto più leggero del 23% se paragonato a quello utilizzato per le divise del 2013. Un bell’esempio, appunto, che sarebbe utile non restasse soltanto uno spot per eventi mondiali ma spingesse ad una produzione a livello mondiale diversa e sostenibile.

Infine, non bisogna dimenticare che Brasile significa Amazzonia: lo sa bene il WWF Italia che raccoglierà fondi per il progetto Io tifo Amazzonia con un’asta di due settimane – online dall’11 giugno sulla piattaforma benefica Charitystars.com – per le 24 maglie ufficiali autografate dai campioni della Nazionale convocati per la Coppa del Mondo e le maglie autografate da cantanti, attori, artisti, sportivi che hanno sostenuto il progetto “Celebri-Amo la Maglia” promosso da FIGC in collaborazione con Puma. Le maglie dei 24 calciatori azzurri attualmente impegnati in Brasile per il Mondiale 2014 sono state raccolte a Coverciano prima della partenza degli azzurri.

Insomma come sempre Mondiale che vai, problemi che trovi. Nel frattempo per i romani che quanto meno volessere puntare al risparmio energetico, l’ideale è darsi appuntamento per sabato 14 a mezzanotte a casa di amici e parenti per guardare insieme la partita e accendere meno televisioni possibili! Inoltre, in piazza Madonna di Loreto a Roma è stata predisposta l’installazione di un megaschermo (lo stesso utilizzato nelle strade di Roma in occasione della canonizzazione di Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II) per fare un po’ di sano tv sharing!

Giorgia Fanari

Giornalista, blogger, ambientalista. Testa rossa, sempre. Amo i viaggi, la fotografia e la tecnologia.